Domenica delle Palme
Carissimi fedeli, quest'anno celebreremo la Settimana Santa in un modo insolito, stando a casa e assistendo, probabilmente davanti ad uno schermo, ai riti che dalle varie chiese saranno trasmessi. Sarà comunque un tempo di grazia, un tempo di condivisione, un tempo di risurrezione.
«Questa malattia è per la vita!» Uso le parole di Gesù per dire che la situazione di trepidazione che stiamo attraversando ci chiama ad una vita più piena, più vera, più intensa. E lo stiamo capendo... Questo tempo ci sta cambiando. Chissà se tutti ne usciremo migliori!
In questi giorni abbiamo modo di riflettere tanto e di passare al vaglio del cuore relazioni, priorità, sentimenti che abitano la nostra vita quotidiana e sui quali non riusciamo mai a riflettere sufficientemente.
Attenzione, però, al pericolo di «involuzioni spirituali!» La paura del contagio, l'apprensione che il virus valichi le nostre corazzate dimore e l'ansia di sentirselo già addosso potrebbero, infatti, far regredire la nostra umanità.
Vi propongo di accompagnarmi in questi giorni in un pellegrinaggio metaforico tra i vicoli di Gerusalemme, una città piena di gente giunta lì per celebrare la Pasqua. Aggreghiamoci a quella folla indistinta che vede Gesù entrare sul dorso di un asino nella città santa, e lo accoglie con esultanza. Quella folla riconosce in lui il Messia, il Salvatore d'Israele, il Benedetto che viene nel nome del Signore. Anche Gesù si incammina verso Gerusalemme per «con-sumare» la sua Pasqua, per «consummare», ovvero "portare a compimento" la vocazione che il Padre gli aveva affidato. Perché tutto si adempisse, lungo il cammino irto verso il Calvario, accoglierà la passione, abbraccerà la croce, affronterà la derisione, ascolterà gli insulti, subirà l'ingiustizia, patirà l’umiliazione. Un cammino che sembra culminare nel fallimento della crocifissione. Una missione alta la sua, divina, che però tragicamente sembra spegnersi con la peggiore delle morti umane. Gesù è consapevole di tutto questo, da sempre, eppure non si risparmia. Con piena disponibilità desidera che questo disegno eterno del Padre si compia attraverso la sua oblazione.
Quanto ci dispiace non poterci scambiare la palma. Quel ramoscello d'ulivo è un simbolo nella nostra cultura denso di significato. Come fare per rappresentare il nostro augurio a chi conosciamo? Magari attraverso una telefonata o un messaggio scritto proprio da noi, con parole che vengono dal cuore, che sgorgano dalla fede semplice che coltiviamo. Auguriamo la pace, «contagiamoci» la serenità e il coraggio per celebrare questi giorni nonostante l’inevitabile apprensione.
Don Natale Scarpitta